sabato 31 marzo 2012

Come conobbi mr. Freeman

Mr Freeman e il suo piede di porco


Torniamo a parlare di videoludicismo.

Me dentro di me: <<Sicuro che esista questo termine?>>

Me: << No, neologismo! Qualcosa in contrario?>>

Me dentro di me: <<Bah! Lascia perdere…>>

Mi sono già capitati dei periodi in cui andare fino al mio negozietto di videogames di fiducia e comprare qualcosa di nuovo non mi andava più di tanto. Questo è uno di quei momenti. Forse perché non trovo nulla di interessante tra le uscite recenti, Journey è praticamente una FANTASTICA eccezione e l’ormai prossimo Im Alive è l’unico che mi stuzzica un certo appetito videoludico (4 aprile non sai come ti attendo), o forse è la pigrizia, chissà.

Ma se pensate che nefasti periodi come questo intacchino la mia attività videogiocante vi sbagliate di grosso!

E come utilizzo il tempo che non spendo sui giochi next gen in tali periodi di scazzo?

Retrogaming.



Il retrogaming è il termine utilizzato per indicare il “giocare con vecchi titoli” (spiegazione per chi ha subito pensato “e mò che cazz’ha scritto?”)

In genere recupero dei titoli ormai vecchi che però non ho mai giocato in vita mia. Anche se la passione per gli ammassi di pixel l’ho sempre avuta sin da bambino (le mie tozze manine hanno toccato un pad per la prima volta a soli 3 annetti ed era quello del Sega Master Sistem di mio zio con su la cartuccia di Alex Kidd: In Miracle World, che ricordi!) diciamo che non è esplosa prima dei 16 anni. Credetemi, Crash Bandicoot e Spyro the dragon (quelli veri…non le orripilanti copie odierne che tanto mi intristiscono) a parte, mi sono perso sproposito di perle video ludiche. Una delle millemila perle che mi sono perso è la serie di Half Life. Immagino che ci sia qualcuno che vorrebbe venire a picchiarmi seduta stante con un bel piede di porco.

Ne ho sempre sentito parlare un sacco bene e le cose che più spesso sentivo o leggevo in forum o siti specializzati in videogame erano:

<<Quello sì che è un FPS! No i CoD di oggi…>>

<<Quante emozioni quel gioco lì!>>

<<Stupenderrimo! Una rivoluzione per gli FPS!>>


Inutile dire che tutto ciò mi ha sempre incuriosito un sacco e ho aspettato lo scazzo time per poterlo giocare. Dopo averlo recuperato, legalmente s’intende, l’ho installato e, dopo la breve sessione di addestramento in cui ho dovuto fare i conti con i comandi per controllare il loquace Gordon Freeman, mi sono immerso nello stabilimento di ricerca scientifica Black Mesa. Ci sto giocando davvero con trasporto. Nonostante sia palesemente invecchiato in quanto a grafica (ma và!) il gameplay rimane validissimo ancora oggi e la carica emozionale della storia non ha assolutamente eguali con gli standard degli sparatutto di oggi. Altra cosa da non tralasciare è la tanto decantata IA rivoluzionaria per il tempo. Credo fermamente che sia rivoluzionaria ancora oggi! Troppo spesso gioco ad FPS odierni in cui il nemico rimane lì come una sagoma di cartone finché non esala l’ultimo respiro virtuale sotto la raffica dei miei colpi. ‘Sti bastardi dei nemici di Half Life ,invece, si nascondono, mi aggirano, fuggono per poi ritornare alla carica; è da non credere! A questo aggiungiamo poi: creature stranissime che sbucano dall’oscurità dei condotti d’aria in cui si deve strisciare per proseguire nei livelli o che spuntano all’improvviso dopo aver aperto una porta o, ancora, che appaiono dal fottuto nulla e cosa otteniamo? Otteniamo che tutto ciò rende il gioco DANNATAMENTE difficile. Non difficile in maniera inutile e frustrante ma difficile in maniera impegnativa , quel tipo di difficoltà che ti mette nelle condizioni di dover migliorare e modificare lo stile di gioco all’alternarsi delle varie situazioni in cui ci si ritrova e a dover stare attenti a come e con che frequenza utilizzare il proprio arsenale. Anche perché le munizioni sì, ci sono, ma non a profusione, e, in molte occasioni, mi sono ritrovato a dover abbattere mostri a colpi di piede di porco, cosa tutt’altro che facile.

Adoro inoltre come le fasi in cui si spara siano utilizzate più che altro per “spezzare” le fasi di platforming in modo che quest’ultime non risultino noiose. Proprio nelle fasi di platforming ho riconosciuto il tocco di Valve (la software house che ha sviluppato il titolo). In più di un’occasione, infatti, mi sono trovato a pensare “Cazzarola! Sembra una versione più vecchia di Portal!” titolo prodotto dalla stessa software house, giocato tempo fa.

Ultima cosa. Ho sempre fatto in modo di non leggere anticipazioni sulle trame dei giochi che non ho mai giocato, anche se passati, per non perdere il piacere della scoperta. Quel diavolo di tizio in giacca e cravatta con la valigetta, che passeggia tranquillo nello stabilimento scientifico in preda al caos più totale, mi osserva, lo so. Non ho idea di chi sia ma è davvero inquietante!

Se, come me, vi siete persi questo gioiello, recuperatelo senza timori e rimediate a questa grave mancanza, perché:

  1. Ne vale davvero la pena 
  2. E’ decisamente uno di quei giochi che qualunque appassionato di videogames DEVE giocare almeno UNA volta nella vita. 

Adesso vado, io e Gordon abbiamo una pericolosa minaccia da sventare.

1 commento:

  1. Difficile trovare un titolo Valve al di sotto del 10 e lode. Magari tutti i brand sfornassero annualmente titoli di questa qualità!

    RispondiElimina