Tempo d’estate, tempo di mare, di sole, di ragazze svestite
che camminano per strada o si crogiolano al sole (sì, sì ho capito. Va bene!
Anche di ragazzi…).
Ma non per tutti.
Perché c’è chi in questo periodo sta affrontando qualcosa di
importante, qualcosa che segna il passaggio da un mondo fatto di certezze ad
uno fatto di incertezze.
E’ l’esame di maturità.
Riflettiamo un po’ sul valore di questo esame, ok?
Vediamo…ci sono!
Lo Hobbit. Il film, il libro, non importa. Quello che conta
è il contenuto.
Il giovane Bilbo Beggins vive nella contea. Sa che c’è un
mondo vastissimo lì fuori ma se ne batte il batacchio. Lui nella contea ci vive
benissimo, è tranquillo. Poi arriva un vecchio stregone rompiscatole e insieme
a lui arrivano anche dei nani che gli invadono casa. Il vecchio dice: ti va di
far parte di questo gruppo e di partire per un’avventura?
Stessa cosa capita a migliaia di personaggi, che siano
televisivi, cinematografici o letterari non fa differenza.
E’ quello che in gergo gli scrittori chiamano “entrata nel
mondo straordinario”, cioè quel momento in cui il protagonista della storia
mette i piedini fuori dalla soglia di casa sua e guarda il mondo (da un oblò!
Ah-ah!) reale per la prima volta nella sua esistenza.
E sapete cosa pensa il protagonista della storia?
“Minchia! E ora?”
Torniamo al mondo reale. Torniamo al nostro esame.
Una volta terminato ed aver appurato che il proprio voto è
superiore o uguale a 60/100 la reazione che si ha non è di certo: “Minchia! E
ora?”.
Nah! E’ un misto di confusione e gioia e…senti il profumo di
quella cosa che ogni studente ha sempre voluto con ogni oncia del proprio
corpo. Libertà.
Poi l’euforia scema e pian piano sopraggiunge il: “Minchia!
E ora?”
O almeno questo è quello che pensa la maggior parte della gente
una volta presa coscienza del fatto che non ci saranno più le campanelle a
scandire il tempo, le persone da vedere tutti i giorni con cui condividere
gioie e dolori, i professori da
affrontare per ottenere un voto il più alto possibile, le ricreazioni, i
compiti a casa o quelli in classe, il marinare durante il giorno in cui quella
di matematica interrogava e tu non avevi fatto una sega il giorno prima.
Insomma tutte quelle cose che attaccate l’una all’altra, come un puzzle,
andavano a formare il quadro perfetto di una vita di routine che, forse, non
era libera come la si voleva ma almeno aveva una direzione ben precisa e non
era piena zeppa di dubbi assillanti del tipo:
- “Che devo farne della mia vita?”.
- “Cosa farò adesso?”
E sapete perché si arriva a questo particolare stato d’animo
Perché la libertà spiazza.
Fa paura.
E’ inutile girarci intorno e dire “no, non è vero, io non ho
paura”, si mente a se stessi.
La paura è in noi, fa parte di noi, è istintuale.
Facciamo un esperimento? Eh?
Procuratevi un cane domestico, accudito e coccolato. La sua
vita è sistematicamente scandita per anni e anni da una routine ben precisa con
qualche piccola variazione occasionale. L’animale sta bene. Non è libero ma sta
da dio!
Ora prendete quell’animale e, con molta gentilezza e calma…
piazzategli un calcio in culo e fatelo volare fuori dalla soglia di casa
vostra.
Fatto?
Sì, lo so, questo è maltrattamento. E’ un esempio, non
fatelo a casa.
Proviamo dunque ad osservare questo esemplare di animale che
abbiamo immerso nel mondo reale e cerchiamo di studiarne i comportamenti.
E’ libero, potrebbe fare quello che vuole: pisciare per
terra, scacazzare dovunque, mordere qualsiasi cosa gli capiti a tiro, mangiare
quello che gli pare, correre, saltare, abbaiare e nessuno stupido essere umano
sarebbe lì a dirgli “Questo non si fa!” o “Riporta il bastone!” o “Seduto!”.
Trema, si guarda intorno spaesato, non sa cosa fare.
Ha paura.
Bene, adesso se
calcoliamo che anche noi siamo animali, almeno in parte, non è difficile
credere che in una situazione in cui abbiamo l’assoluta libertà su noi stessi
la paura di quella stessa libertà che tanto abbiamo sognato durante il periodo
scolastico ci pietrifichi a tal punto da immobilizzarci per bene per qualche
periodo.
C’è chi se ne fa una ragione, si scrolla la paura di dosso
da subito, e va avanti come un treno,
spesso senza neanche pensare a quello che vorrebbe fare realmente, e chi si
ferma comprendendo che da quel momento in poi ,da quando vedi il voto accanto
al tuo nome, inizia la vera avventura.
L’avventura della Vita Vera nel Mondo Reale. Fatta di
sconfitte, vittorie, sacrifici, perdite, guadagni, speranze e sogni. In cui ognuno prende la propria strada e non importa se la strada che si sceglie sembra sbagliata o
infruttuosa a chi vi sta attorno, l’importante è che la si percorra con decisione fino a
raggiungere il proprio obbiettivo, qualunque esso sia.
Scrivete la vostra storia senza avere timori per il futuro.
Da parte mia, intanto, i migliori auguri per questo ingresso
nel mondo straordinario a tutti i maturandi.
Che la forza sia con voi (dicono i Jedi).
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